Le fioriture della valle del Tassaro

Marc

La Val Tassaro ha la fauna con fioritura tipica del medio Appenino. La cosa che rende questa valle speciale e’ che questa biodiversità si manifesta su un territorio relativamente piccolo.

Fioritura precoce

La primavera è annunciata dalla spettacolare fioritura del sottobosco, che già alla fine di Febbraio appare sul letto di foglie che ammanta il suolo. Le specie che danno origine a questa fioritura sono quasi tutte protette dalla legge regionale. Essa si manifesta prima dello sviluppo delle chiome delle alberature boschive, in modo da sfruttare al meglio le condizioni di irraggiamento solare che favoriscono la riproduzione delle specie. Nelle vicinanze del rio Tassaro è comune il raro Campanellino, mentre le primule e le epatiche accendono i versanti con vivide macchie di intensi colori.

Piè di gallo (Eranthis hyemalis).

In questa precoce e primitiva ranuncolacea dal tubero si leva un solo germoglio che porta sia le tre foglie, appunto caliciformi, che il fiore. Emergere nei mesi invernali, per poi scomparire nella tarda primavera e in estate. Il delicato fiore giallo si riapre tutte le mattine per una settimana. Tutte le sere, quando ormai è già buio, si chiude.

Piè di gallo
Piè di gallo

Erba trinità (Hepatica nobilis)

Le foglie sono a 3 lobi e carnose, quasi coriacee, hanno un colore verde scuro ma lucente e somiglia la forma di un cuore. Quando il sole è in una posizione particolare, si può osservare un tipo di ombra triangolare dietro il fiore. L’epatica tra il proprio nome da antiche credenze che ritenevano che questa specie possedesse proprietà curative per il fegato. Infatti in greco antico il fegato era “hèpar” oppure ”hèpatos”. La sua inconfondibile tonalità rosa-violacea si staglia con vigore sullo sfondo marrone della lettiera invernale, accendendo letteralmente di colore il sottobosco.

Primula (Primula vulgaris)

L’infiorescenza è formata da 1 o 2 fino a 20 o 30 fiori disposti ad ombrella. I fiori sono inseriti direttamente al centro della rosetta delle foglie. Cresce in luoghi erbosi e boschivi come i boschi di latifoglie e prati magri ma sempre in zone a mezz’ombra. Si possono trovare anche lungo i ruscelli.

Dente di Cane (Erythronium dens-canis)

È una specie tipica del sottobosco. Dà origine a folte fioriture primaverili. È riconoscibile per il vistoso capolino sorretto da un’esile stelo che si staglia dalle foglie maculate. È una pianta perenne erbacea che porta le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presenta organi aerei e le gemme si trovano in un organo sotterraneo chiamato bulbo, un organo di riserva dal quale, ogni anno, si dipartono radici e fusti aerei.

Violacea

La fioritura della viola è tradizionalmente riconosciuta come “annunciatrice della primavera”.

Elleboro (Helleborus foetidus)

Tutta la pianta è velenosa. È una pianta erbacea che predilige gli ambienti di sottobosco, in zone preferibilmente non esposte a pieno sole. Fiorisce in periodo invernale.

I contadini la consideravano un buon oracolo per le coltivazioni: con quattro ciuffi il raccolto sarà abbondante, con tre mediocre, pessimo con due. Questa fotografata stamane promette bene.

Orchidee selvatiche

La diversità di ambienti presenti all’interno della val Tassaro crea le condizioni favorevoli per la presenza di un gran numero di specie di orchidee selvatiche. Le fioriture sono particolarmente frequenti nelle praterie dei vecchi coltivi abbandonati. Il periodo della fioritura inizia alla fine dell’inverno e prosegue sino al principio dell’estate, periodo nel quale sono particolarmente frequenti i vistosi capolini della grande Orchidea maggiore. Tutte le specie di orchidee selvatiche sono protette ai sensi della LR 2/1977.

Orchide maggiore (Orchis purpurea)

In Italia è diffusa in quasi tutto il territorio nazionale. Si può trovare nei querceti, nelle scarpate, nei prati, con terreno calcareo, alla luce piena del sole o in mezzombra.

L’orchidea piramidale (Anacamptis pyramidalis)

È abbastanza comune in tutta l’Italia. Cresce in praterie e garighe, prediligendo i terreni calcarei asciutti e le esposizioni soleggiate.

Il Barbone adriatico (Himantoglossum adriaticum)

L’habitat tipico per questa orchidea sono le praterie rase, i prati e i pascoli del piano collinare e montano; ma anche le zone pietrose, i margini erbacei soleggiati dei boschi e le zone ad arbusteti non in ombra. Il substrato preferito è calcareo con pH basico, terreno con bassi valori nutrizionali e piuttosto secco.

La orchidea scimmia (Orchis simia)

Suoi habitat sono i prati magri, le garighe e le radure di macchia a substrato calcareo.

Il fior di legna (Limodorum abortivum)

diffusa in Italia su tutto il territorio. Le foglie sono ridotte a squame guainanti il fusto e sono povere di clorofilla.

Nido d’Uccello (Neottia nidus-avis)

Questa è una pianta priva di clorofilla. Vive in Simbiosi mutualistica con un fungo fissato alle sue radici. È un’orchidea unica nel suo genere.

Ophrys

Comprende più di un centinaio di specie di orchidee. Il meccanismo di richiamo degli insetti pronubi messo in atto dalle Ofridi è il risultato di una coevoluzione tra questi fiori, privi di nettare, ed alcune specie di imenotteri (prevalentemente apidi, sfecidi e vespidi). In virtù di tale meccanismo selettivo ogni specie di Ophrys ha un suo specifico insetto impollinatore. Gli insetti sono attratti sul fiore da un richiamo di tipo sessuale: ogni specie infatti, ha il labello conformato in modo tale da simulare l’addome della femmina di uno specifico insetto, e a ciò si associa la produzione di sostanze volatili simili ai ferormoni prodotti dalla femmina in fase di accoppiamento. Il maschio, così richiamato, nel tentativo di “accoppiarsi” con il fiore (pseudocopula), si carica di polline che successivamente depositerà su un altro fiore.

L’orchide di Provenza (Orchis provincialis)

In Italia è comune in tutta la penisola e nelle isole maggiori. Predilige i suoli leggermente acidi di prati, cespuglietti e boschi, da 0 a 1750 m di altitudine. Fiorisce da aprile a giugno.

Listera maggiore (Listera ovata)

In Italia questa orchidea è abbastanza comune. Si trova nelle Alpi e negli Appennini. Il nome generico (Listera) ricorda un naturalista inglese, Martin Lister, mentre quello specifico di “ovata” deriva dal latino e fa riferimento alla particolare forma delle sue foglie ovale.

Questa pianta ha da sempre attirato l’interesse della comunità scientifica per alcuni particolari movimenti del rostello quando è sfiorato da un insetto (meccanismo attivato per agevolare l’impollinazione verso gli insetti pronubi ed evitare l’autoimpollinazione – infatti subito dopo che l’insetto se ne è andato il rostello va a ricoprire lo stigma); oppure per la sua capacità di secernere alcune gocce di un muco vischioso quando è “toccato” da un insetto pronubo (per aumentare l’adesione del polline all’addome dell’insetto). Questa pianta inoltre è stata utilizzata da Charles Darwin per alcuni studi sulla fertilizzazione incrociata.

L’habitat di questa pianta è molto variabile, in effetti è una delle orchidee rustiche più adattabili a qualunque tipo di terreno. Quindi la “Listera maggiore” si può trovare nei boschi di latifoglie, ossia nelle zone del castagno, del faggio ma anche delle conifere. Si può trovare inoltre nelle vicinanze di corsi d’acqua, nelle zone a cespuglieti, arbusteti e margini dei boschi, prati e pascoli subalpini e (ma più raramente) alpini. Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo, con pH neutro e medi valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.

Fragola di bosco

Leguminose – Fissatori di azoto

Saponaria

Collezione di altri fiori di campo della Val Tassaro