La Val Tassaro ha la fauna con fioritura tipica del medio Appenino. La cosa che rende questa valle speciale e’ che questa biodiversità si manifesta su un territorio relativamente piccolo.
Fioritura precoce
L’arrivo della primavera è annunciato dalla spettacolare fioritura del sottobosco, che si manifesta già alla fine di Febbraio sul morbido tappeto di foglie che riveste il suolo. Le specie responsabili di questa precoce esplosione di colori sono quasi tutte protette dalla legge regionale, garantendo la loro conservazione. Questo spettacolo naturale si manifesta prima che le chiome degli alberi nel bosco si sviluppino completamente, sfruttando al meglio le condizioni di irraggiamento solare che favoriscono la riproduzione delle piante. Nei pressi del rio Tassaro, è possibile ammirare il raro Campanellino, mentre primule ed epatiche dipingono i versanti con macchie vibranti di intensi colori.
Elleboro (Helleborus foetidus)
Tutta la pianta è velenosa. È una pianta erbacea che predilige gli
ambienti di sottobosco, in zone preferibilmente non esposte a pieno
sole. Fiorisce in periodo invernale.
I contadini la consideravano un buon oracolo per le coltivazioni: con quattro ciuffi il raccolto sarà abbondante, con tre mediocre, pessimo con due. Questa fotografata stamane promette bene.
Piè di gallo (Eranthis hyemalis).
In questa precoce e primitiva ranuncolacea dal tubero si leva un solo germoglio che porta sia le tre foglie, appunto caliciformi, che il fiore. Emergere nei mesi invernali, per poi scomparire nella tarda primavera e in estate. Il delicato fiore giallo si riapre tutte le mattine per una settimana. Tutte le sere, quando ormai è già buio, si chiude.
Primula (Primula vulgaris)
L’infiorescenza è formata da 1 o 2 fino a 20 o 30 fiori disposti ad ombrella. I fiori sono inseriti direttamente al centro della rosetta delle foglie. Cresce in luoghi erbosi e boschivi come i boschi di latifoglie e prati magri ma sempre in zone a mezz’ombra. Si possono trovare anche lungo i ruscelli.
Violacea
La fioritura della viola è tradizionalmente riconosciuta come “annunciatrice della primavera”.
Erba trinità (Hepatica nobilis)
Le foglie sono a 3 lobi e carnose, quasi coriacee, hanno un colore verde scuro ma lucente e somiglia la forma di un cuore. Quando il sole è in una posizione particolare, si può osservare un tipo di ombra triangolare dietro il fiore. L’epatica tra il proprio nome da antiche credenze che ritenevano che questa specie possedesse proprietà curative per il fegato. Infatti in greco antico il fegato era “hèpar” oppure ”hèpatos”. La sua inconfondibile tonalità rosa-violacea si staglia con vigore sullo sfondo marrone della lettiera invernale, accendendo letteralmente di colore il sottobosco.
Dente di Cane (Erythronium dens-canis)
È una specie tipica del sottobosco. Dà origine a folte fioriture primaverili. È riconoscibile per il vistoso capolino sorretto da un’esile stelo che si staglia dalle foglie maculate. È una pianta perenne erbacea che porta le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presenta organi aerei e le gemme si trovano in un organo sotterraneo chiamato bulbo, un organo di riserva dal quale, ogni anno, si dipartono radici e fusti aerei.
Orchidee selvatiche
La diversità di ambienti nella valle del Tassaro crea condizioni favorevoli per una varietà di orchidee selvatiche. La fioritura è particolarmente frequente nelle praterie degli antichi coltivi abbandonati, con inizio alla fine dell’inverno e persistenza fino all’inizio dell’estate. In questo periodo, spiccano i vistosi capolini della grande Orchidea maggiore. Queste preziose fioriture contribuiscono a dipingere il paesaggio con tonalità delicate e sfumate, rendendo la valle del Tassaro un rifugio incantevole per gli amanti della flora selvatica. Tutte le specie di orchidee selvatiche presenti sono protette ai sensi della LR 2/1977, garantendo così la loro conservazione.
Orchide maggiore (Orchis purpurea)
In Italia è diffusa in quasi tutto il territorio nazionale. Si può trovare nei querceti, nelle scarpate, nei prati, con terreno calcareo, alla luce piena del sole o in mezzombra.
L’orchidea piramidale (Anacamptis pyramidalis)
È abbastanza comune in tutta l’Italia. Cresce in praterie e garighe, prediligendo i terreni calcarei asciutti e le esposizioni soleggiate.
Il Barbone adriatico (Himantoglossum adriaticum)
L’habitat tipico per questa orchidea sono le praterie rase, i prati e i pascoli del piano collinare e montano; ma anche le zone pietrose, i margini erbacei soleggiati dei boschi e le zone ad arbusteti non in ombra. Il substrato preferito è calcareo con pH basico, terreno con bassi valori nutrizionali e piuttosto secco.
La orchidea scimmia (Orchis simia)
Suoi habitat sono i prati magri, le garighe e le radure di macchia a substrato calcareo.
Il fior di legna (Limodorum abortivum)
diffusa in Italia su tutto il territorio. Le foglie sono ridotte a squame guainanti il fusto e sono povere di clorofilla.
Nido d’Uccello (Neottia nidus-avis)
Questa è una pianta priva di clorofilla. Vive in Simbiosi mutualistica con un fungo fissato alle sue radici. È un’orchidea unica nel suo genere.
Ophrys
Comprende più di un centinaio di specie di orchidee. Il meccanismo di richiamo degli insetti pronubi messo in atto dalle Ofridi è il risultato di una coevoluzione tra questi fiori, privi di nettare, ed alcune specie di imenotteri (prevalentemente apidi, sfecidi e vespidi). In virtù di tale meccanismo selettivo ogni specie di Ophrys ha un suo specifico insetto impollinatore. Gli insetti sono attratti sul fiore da un richiamo di tipo sessuale: ogni specie infatti, ha il labello conformato in modo tale da simulare l’addome della femmina di uno specifico insetto, e a ciò si associa la produzione di sostanze volatili simili ai ferormoni prodotti dalla femmina in fase di accoppiamento. Il maschio, così richiamato, nel tentativo di “accoppiarsi” con il fiore (pseudocopula), si carica di polline che successivamente depositerà su un altro fiore.
L’orchide di Provenza (Orchis provincialis)
In Italia è comune in tutta la penisola e nelle isole maggiori. Predilige i suoli leggermente acidi di prati, cespuglietti e boschi, da 0 a 1750 m di altitudine. Fiorisce da aprile a giugno.
Listera maggiore (Listera ovata)
In Italia questa orchidea è abbastanza comune. Si trova nelle Alpi e
negli Appennini. Il nome generico (Listera) ricorda un naturalista
inglese, Martin Lister, mentre quello specifico di “ovata” deriva dal
latino e fa riferimento alla particolare forma delle sue foglie ovale.
Questa pianta ha da sempre attirato l’interesse della comunità scientifica per alcuni particolari movimenti del rostello quando è sfiorato da un insetto (meccanismo attivato per agevolare l’impollinazione verso gli insetti pronubi ed evitare l’autoimpollinazione – infatti subito dopo che l’insetto se ne è andato il rostello va a ricoprire lo stigma); oppure per la sua capacità di secernere alcune gocce di un muco vischioso quando è “toccato” da un insetto pronubo (per aumentare l’adesione del polline all’addome dell’insetto). Questa pianta inoltre è stata utilizzata da Charles Darwin per alcuni studi sulla fertilizzazione incrociata.
L’habitat di questa pianta è molto variabile, in effetti è una delle orchidee rustiche più adattabili a qualunque tipo di terreno. Quindi la “Listera maggiore” si può trovare nei boschi di latifoglie, ossia nelle zone del castagno, del faggio ma anche delle conifere. Si può trovare inoltre nelle vicinanze di corsi d’acqua, nelle zone a cespuglieti, arbusteti e margini dei boschi, prati e pascoli subalpini e (ma più raramente) alpini. Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo, con pH neutro e medi valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
La primavera è finalmente sbocciata nel Medio Appennino Reggiano, e con essa il sottobosco si è risvegliato in una tavolozza di colori vivaci. I primi tepori del sole hanno accarezzato il terreno, invitando una miriade di fiori a schiudersi e adornare il paesaggio con delicatezza e fascino. Leggi di più →
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