Ridurre l’uso della plastica in apicoltura

Marc

Gli apicoltori del passato usavano quasi solo materiali naturali, ma adesso c’è la tendenza ad usare sempre di più la plastica, spesso per motivi economici. Personalmente credo che il contatto prolungato con la plastica dovrebbe essere evitato nell’alveare.

Lo scopo di questo articolo è di far riflettere gli apicoltori sulla riduzione della plastica nell’alveare per creare prodotti dell’alveare più sani e naturali. Non voglio dire a nessun apicoltore come lavorare. Ognuno fa le sue scelte e si prende la responsabilità per il miele prodotto.

Plastica nell’alveare? Ma l’arnia è fatta di legno!

L’uso della plastica è sempre più comune in ogni tipo di attività dell’uomo. Anche nell’apicoltura le api stanno sempre più a contatto con questa sostanza artificiale, mentre nel passato stavano solo in contatto con i materiali naturali. In quei tempo l’arnia era costituita da un tronco vuoto di legno o un’arnia fatta di paglia. Anche se le arnie di oggi sono spesso fatte di legno, gli apicoltori usano sempre più materiali in plastica all’interno dell’alveare. La plastica a contatto con la luce ultravioletta del sole si degrada e le api creano micro-plastiche rosicchiando con le loro mandibole. Potrebbe anche essere che certe sostanze presenti nelle plastiche si dissolvano più facilmente nel miele, nella propoli e nella cera. Questo è anche il motivo per il quale si usano vasetti di vetro per il miele.

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Gli attrezzi in plastica usati in apicoltura

Questi sono alcuni materiali coi quali le colonie di api restano in contatto per notevole tempo:

  • Porta sciami in polistirolo
  • Escludi regina in plastica
  • Nutritore a tasca in plastica (usata come diaframma sempre presente)
  • Diaframma in polistirolo
  • Telo di polietilene per coprire il glomere durante l’inverno
  • Sacchetti o contenitori di plastica per il candito

Esempio di una famiglia di api

Qui sotto descrivo un esempio di una famiglia d’api e come e quando sta in contatto con i materiali plastici.

Sciame o nucleo in polistirolo

Quando uno sciame viene catturato o quando un nucleo viene creato artificialmente, la famiglia trascorre un’estate e un inverno in un porta sciame di polistirolo, completamente fatto di plastica.

Diaframma in plastica o polistirolo

Durante la primavera che segue, la famiglia viene trasferita in un’arnia di legno. I fianchi dell’arnia sono fatti di assi di abete e il coprifavo, che chiude l’arnia da sopra, è fatta con legno multistrato.

La famiglia d’api non occupa ancora tutto lo spazio disponibile nell’arnia e per questo viene limitata con un diaframma. Spesso l’apicoltore usa un nutritore a tasca in plastica come diaframma e dovrebbe usare un diaframma in legno.

La plastica sottile del nutritore a tasca non è un isolante e nemmeno l’aria dentro, perché può circolare (convezione). Un nutritore non va lasciato durante l’inverno, perché è fatto per nutrire, ma è sempre più comune che gli apicoltori lo usano comunque tutto l’anno come diaframma.

Escludi regina in plastica

Quando la famiglia è cresciuta e c’è l’importazione di nettare, viene messo il melario con un escludi regina per non far salire la regina nel melario. Questo escludi regina è spesso fatto di plastica. L’alternativa più costosa è di acciaio inox. Questo vuole dire che da un fianco c’è plastica del diaframma e sopra c’è plastica dell’escludi regina.

Un telo di polietilene per coprire il glomere

Durante l’inverno sempre più apicoltori mettono il candito direttamente sui favi e usano un telo di polietilene per coprire il glomere e sopra mettono il coprifravo girato. L’unico vantaggio di questo sistema è che l’apicoltore possa vedere se le api hanno finito il candito, perché il telo è trasparente e cosi non serve aprire completamente l’arnia. Ovviamente è un extra introduzione di plastica nell’alveare.

Comunque, durante l’inverno, una famiglia d’api è circondata da un diaframma di plastica, un pacco di candito in plastica e un telo di plastica. Secondo me è troppa plastica!

Sconsiglio il metodo con il telo di polietilene

0,5 mm di plastica non sono isolanti
Il problema è che un mezzo millimetro di plastica non è un isolante, ma crea punti di freddo dove avviene la condensazione. Una giacca k-way, per esempio, protegge contro il vento e la pioggia, ma non è isolante e fa parecchio freddo durante l’inverno. Oltre ad introdurre altra plastica nell’alveare fa anche perdere calore e crea condensazione sopra il glomere. Se la famiglia ha tantissime scorte sopravvive, ma visto che si usa questo metodo per mettere i pacchi di candito, vuole dire che la famiglia non ha tutte queste scorte di miele.

Coprifavo con isolante
Coprifavo con isolante

Una soluzione semplice
Sul coprifavo serve un vero isolante che contiene minuscoli spazi di aria nel quale l’aria non può circolare per trasportare il calore da caldo a freddo (convezione). L’ isolante deve essere direttamente in contatto con il legno del coprifavo senza lasciare spazi. Una soluzione semplice e economica c’è: una vecchia maglia di lana o una vecchia coperta di lana tagliata su misura nel coprifavo, che copre anche il candito per tenerlo caldo. Cosi il coprifavo è isolato e non crea punti di freddo dove avviene la condensazione.

Se proprio vuoi usare un telo, perché non usare un telo naturale fatto da un lenzuolo di lino tagliato su misura e immerso nella soluzione di propoli. Respira e protegge (ma non è un isolante).

Nel prossimo futuro useremo anche in Italia i telaini in plastica?

Negli Stati Uniti si usano già da tanto i telaini in plastica con tutti i favi prestampati con celle da operaia. Arriveremo anche noi a questo punto? Visto che abbiamo già abbandonato i materiali naturali, il prossimo passo sarà probabilmente che passiamo tutti ai telaini in plastica perché conviene economicamente?

La propoli e la cera in contatto con la plastica

L’ape ha la tendenza di mettere uno strato di propoli su tutte le parti interne dell’alveare. Questo è uno strato protettivo contro microorganismi e repelle anche l’acqua. Le api coprono anche le parti di plastica con la propoli. La propoli è un tipo di resina e potrebbe essere che gli additivi chimici che si trovino nella plastica, per esempio per renderla più morbida, possono dissolversi abbastanza bene nella propoli o la cera. Le api possono riutilizzare questa propoli e cera che sono state in contatto con la plastica.

Le api rosicchiano

Le api hanno delle piccole mandibole e rosicchiano tutti i materiali che da loro fastidio nell’alveare. In questo modo creano micro-plastiche che vengono incorporate nella cera e finiscono probabilmente anche nel miele. Soprattutto le micro-plastiche veramente piccole riescono ad entrare nei corpi viventi e probabilmente possono fare danni all’ape e all’uomo.

Le tarme della cera rosicchiano

Dove c’è l’ape mellifera c’è anche la tarme della cera e queste larve (di una farfalla) rosicchiano il legno e il polistirolo e in parte riescono anche a digerire la plastica. Comunque creano anche micro-plastiche.

Le possibili soluzioni per limitare il contatto con la plastica nell’alveare

Le soluzioni per ridurre l’uso della plastica non sono difficili da realizzare, perché la plastica viene spesso usata per motivi economici.

  • Usare dei diaframmi in legno e non in polistirolo o polistirene.
  • Limitare o evitare l’uso di portasciami in polistirolo. Esistono quelli in legno e sono più durevoli, ma pesano di più.
  • Togliere i nutritori a tasca in plastica dopo l’uso. Non usarli tutto l’anno come diaframma.
  • Non usare teli di polietilene per coprire il glomere durante l’inverno, ma isolare il coprifavo con maglie o coperte di lana non in contatto diretto con le api. Usa un lenzuolo di lino tagliato su misura, impermeabilizzato con la soluzione di propoli per coprire i favi, se vuoi avere un’alternativa al telo di polietilene.
  • Usare gli escludiregine in acciaio inossidabile e non in plastica.
  • Limitare l’uso di candito in sacchetti di plastica lasciando abbastanza miele per loro, usando metodi con quali le api non vengono spinte troppo e così riescono a fare abbastanza scorte per l’inverno, sempre se le stagioni fuori controllo lo permettano. Sto pensando di costruire vaschette in legno da mettere nel coprifavo per il candito auto-prodotto.

I metalli nell’alveare

Non solo la plastica è stata introdotta nell’alveare moderno, ma c’è anche la presenza di metalli. Si usa soprattutto il ferro zincato e l’acciaio inossidabile. Ovviamente l’acciaio inossidabile è migliore perché non contiene ossido di metallo che si può dissolve. Questo è una lista di materiali metallici che sono in contatto diretto con le api. L’arnia potrebbe avere anche le maniglie in metallo e il tetto zincato, ma questi non sono in contatto diretto e per quello non li prenderò in considerazione. C’è anche da dire che il ferro e lo zinco sono metalli indispensabili per l’organismo se presenti nella giusta concentrazione e forma.

I metalli in contatto diretto con le api:

  • Distanziatori per i telaini in ferro zincato (2 pezzi presenti e 2 x 10 = 20 chiodi)
  • Chiodi o graffette in ferro o ferro zincato per la costruzione dei telaini (10 telaini x 8 chiodi o 4 graffette = 80 chiodi o 40 graffette)
  • Filo di ferro zincato o filo di acciaio inossidabile (10 x 2m = 20 metri di filo)
  • Disco quattro posizioni in ferro zincato.
  • Porticina d’ingresso in ferro zincato (1 pezzo)

L’acidità dell’alveare

Durante i trattamenti indispensabili contro la varroa viene spesso usato acido ossalico (un acido naturale presente anche in certe verdure). Nelle condizioni di un’acidità neutra lo zinco che si può dissolvere in acqua è di 0.24 mg/L (poco), quando il pH scende (diventa più acido) lo zinco si dissolve di più. Con i trattamenti di acido ossalico (sublimato o gocciolato) il nido si acidifica e dissolve anche di più lo strato di ossido di zinco che protegge il ferro dalla corrosione.

Pensiero finale:

Con questo articolo non voglio creare altri problemi per gli apicoltori che spesso si trovano già in difficoltà. Voglio rompere la tendenza di introdurre sempre più materiali non naturali nell’alveare. I venditori di prodotti per l’apicoltura propongono sempre più materiali non naturali per motivi economici e per la comodità di uso. Gli apicoltori adattano sempre di più le tecniche usando la plastica. L’apicoltore ha spesso l’illusione che il suo miele è sano e naturale e non nota più che le sue famiglie stanno spesso e a lungo tempo in contatto con i materiali plastici e i metalli.